Aeneas ad Inferos

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Durata: circa 24 min.

Organico: Due attori, clarinetto/clarinetto basso, percussioni, didjeridoo e suoni registrati; testo di Silvia Grimaldi

Descrizione:

						"Non si tratta di conservare il
						passato, ma di realizzarne le
						speranze." (*)
Il testo è un adattamento di un mio più ampio lavoro del 1996/97, liberamente ispirato all'Eneide di Virgilio, con citazioni e riferimenti ad autori letterari e saggisti, dalla letteratura greca e latina fino a Dante, Shakespeare, Leopardi, P.B. Shelley, Lovecraft, Freud e altri . La katabasis, discesa iniziatica dell'eroe nel mondo dei defunti, è qui anche un incontro fra due sogni paralleli : quello di Enea, eroe di un remoto passato e quello di Sibilla, donna del nostro tempo, studiosa e traduttrice di letteratura classica.Sibilla muove dall'ambito degli spettatori , mentre Enea è all'inizio sul palcoscenico, che rappresenta la spiaggia di Cuma: lui, uomo del passato, rappresentato e studiato , lontano dagli spettatori, eppure emblema di esperienza esistenziale anche nostra. Dopo il faticoso errare per terre e mari, l'uomo è distrutto e angosciato. Quanto resta del suo popolo, le sue forze vitali, è raccolto intorno a piccoli fuochi accesi sulla spiaggia, residuo di una coscienza quasi smarrita. La studiosa, in una dimensione onirica, in un dominio atemporale, entra in contatto con l'eroe, protagonista di suoi studi . Impersonando la sacerdotessa veggente e profetica di Cuma e dando voce ad altri personaggi del ricordo di Enea e del proprio stesso vissuto, Sibilla percorre con lui le vie del regno infero, alla ricerca del futuro e del senso dell'esistere, nella memoria del passato individuale e collettivo che del futuro è origine. In questo sogno Sibilla ha anche occasione di ricordare luoghi letterari precedenti e successivi al testo virgiliano, riconoscendone i collegamenti non più in modo intellettuale, ma con un brivido di intensa partecipazione. Con la sua psicagoga, Enea viene portato ( attraverso il labirinto degli inferi che è al tempo stesso anche labirinto interiore ed estrema proiezione del labirinto esterno, solo apparentemente libero ed aperto, rappresentato dall'intricato percorso del viaggio per terre e mari ) nel luogo iniziatico, che è l'ambito degli spettatori stessi, dove tutti condividono, al di là dello spazio e del tempo, le stesse fondamentali emozioni umane. E' il regno atemporale e ctonio dell'antica madre, dove passato e futuro sono una cosa sola e tutte le vite foglie dello stesso albero. Rimangono irrisolte ambiguità fondamentali. La vita deve tendere a mistica unione con il tutto oppure il suo senso è lotta, contrasto, violenza? Le vite di oggi realizzano o deludono speranze del passato? Ogni scelta è reale o è solo sogno di un sogno? Silvia Grimaldi

(*) M.Horkheimer-Th.W. Adorno, epigrafe in O.Tappi, L'altro Enea , Roma 1984.


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